Referenze

Il mondo dell’arte non è quello dell’immortalità, è quello della metamorfosi

Francesca Bogliolo

10.08.2022

C’è qualcosa di confortante nel sapere che in una partenza è insita la possibilità di un ritorno, che nella notte resta nascosto il significato del giorno, che le maree scandiscono un tempo tanto ineffabile quanto eterno. Come insegna il principio filosofico cinese dello Yin e Yang, sotto la superficie del reale gli opposti si completano e si alimentano, in un ciclo esistenziale armonico e ininterrotto. Nell’arte di Daniela Sangiorgi, il flusso vitale si fa atto pittorico capace di evidenziare le antinomie della vita, modulando un tratto incisivo che assume la forza di un simbolico fil rouge che, da un’opera all’altra, scrive la storia di una fragile e complessa umanità. Campiture piatte dai colori accesi accolgono il sentimento dell’artista, palesandone influssi di matrice post impressionista ed espressionista: esseri antropomorfi dal carattere apotropaico, intrisi di forza primigenia, sembrano incarnare la continua indagine dell’uomo all’interno dei meandri della propria interiorità. Presenze enigmatiche e visionarie, le creature di Daniela Sangiorgi si estendono oltre lo spazio della tela, tentando di varcarne i confini fisici per addentrarsi senza esitazione nella dimensione spirituale. Il loro sguardo oltrepassa il reale per concentrarsi sul Mistero, costringendo chi guarda a porsi le domande che rivolgerebbe a un Oracolo disposto a divinare nei riguardi del proprio destino. L’elaborazione di un linguaggio formale simbolico ed essenziale permette all’artista di confrontarsi con la materia rivelatrice del colore, portatrice di equilibrio: al rosso, che rimanda al sangue vitale e all’energia mentale e fisica, la Sangiorgi contrappone il blu, tono che richiama le più profonde dimensioni dell’anima; a un giallo energico latore di nuova luce e cambiamento, l’artista appone il viola, che pone l’accento sulla parte emotiva di chi guarda. Il dialogo instaurato attraverso il colore trova suo naturale completamento nelle forme ampie e curvilinee all’interno delle quali questo si posa, che non cessano di mutare all’interno del percorso dell’artista. Invero, se si osservano le opere realizzate dall’inizio fino a oggi le une accanto alle altre, appare inevitabile comprendere come lo snodo cruciale avvenga attraverso un’incessante e significativa metamorfosi, intesa nel suo senso più letterale di “passaggio di forma”, ovvero una mutazione più o meno accentuata dell’aspetto esteriore, all’interno della quale si mantiene tuttavia intatta e inalterata l’identità. Il bilanciamento tra ombra e luce sembra richiamare gli insegnamenti di Jung, ricordando a chi guarda la necessità di equilibrare gli aspetti della natura istintiva dell’uomo con quelli più razionali e coscienti. Per Jung solo l’Ombra occultata e allontanata risulta realmente minacciosa, l’Ombra riconosciuta e accettata, invece, è positiva, fonte di stimoli e nuova energia psichica. L’individuazione dell’Ombra, il rendere cosciente l’inconscio, per Daniela Sangiorgi, avviene all’interno di un fare pittorico affine a un’esperienza onirica totalizzante, che la conduce nelle profondità del proprio io, all’incontro con le diverse parti del Sé. Ecco perché potremmo quasi affermare con sicurezza che ogni figura rappresenta un autoritratto spirituale dell’artista, una metamorfosi che avviene all’interno di un involucro accogliente e protettivo, rappresentato dalla tela. L’arte favorisce naturalmente questo processo; la natura insegna che il mutamento avviene solamente dall’interno: lo squarcio nella membrana produce rumore, genera poesia, garantisce nuova vita.